martedì 16 agosto 2011

Immigrazione,agricoltura,globalizzazione

Mentre i mass-media si ergono a paladini degli immigrati,nei campi, il raccolto marcisce al sole. Le proteste degli africani per i diritti di cui, dicono di essere privati, vanno avanti e, nella tendopoli di Nardò gli scontri sono ad oggi all’ordine del giorno. TV e giornali sono pieni di interviste che fanno commuovere gran parte dei telespettatori. Quelle interviste dove un senegalese parla del lavoro nei campi, di caporali che definisce mafiosi e di paghe da fame. Il salentino non può fare altro che pretendere che i contadini diano a questi “poveri clandestini” tutti i diritti spettanti ad un italiano. Quei diritti e quei costi che hanno indotto i contadini, oggi estranei alla protesta degli africani perché la raccolta è a carico della grande distribuzione, a ricorrere alla manodopera africana, perché più economica. Quei diritti che gli stessi africani, indirettamente, e la globalizzazione, volontariamente, hanno contribuito a distruggere. Gli agricoltori del salento, come nel resto d’Italia, devono combattere contro la grande distribuzione che pone sul piatto della bilancia i nostri prodotti, di qualità indiscussa, con quelli provenienti dalla cina, marocco, spagna, dove , particolarmente per la “democratica Cina” sono assenti ogni forma di diritti del lavoratore. I nostri agricoltori, infatti, sono vittima di un sistema che li porta a dover ridurre i costi e, i clandestini, ragazzi in fuga dalla propria terra,sono lo strumento di una globalizzazione, dove quei banchieri che controllano l’economia dell’occidente, stanno portando il popolo nero verso una nuova forma di schiavitù e stanno eliminando quel poco di diritti rimasti ai nostri lavoratori. Come in passato, le sorti del nostro continente e di quello africano, sono alla mercè di una minoranza che attraverso il denaro, strumento essenziale di una società consumistica, è in grado di decidere le sorti di intere nazioni. Forza Nuova, in linea con il suo spirito socialista e nazionale, si schiera dalla parte degli agricoltori salentini che, come la piccola e media impresa, costituisce la fonte di ricchezza del Paese. Noi di Forza Nuova e Lotta Studentesca vediamo nella lotta al capitalismo e alla globalizzazione, attraverso il ritorno a società più a misura d'uomo,più piccole e più controllabili,attraverso un ritorno graduale a forme di autoproduzione e autoconsumo, lo strumento per evitare una catastrofe che a questi ritmi pare imminente. Capitalismo e globalizzazione che, oggi, possono contare sul buonismo della sinistra italiana (ma anche delle varie destre) che attraverso la società multietnica, dove l’immigrazione è vista come una risorsa, contribuisce alla distruzione di quelle diversità che ci rendono unici, privando i Paesi d’origine di giovani braccia e menti. Imponendo l’accoglienza, non si fa altro che continuare a distruggere un continente che, da troppo tempo, è costretto a subire i soprusi di un occidente che lo vorrebbe sempre più lontano dalla stabilità, imponendo interessi che uccidono queste economie emergenti. In questo momento di crisi, lo stato dovrebbe intervenire e dare quel sostegno di cui necessitano le nostre imprese, quelle imprese che garantiscono lavoro ed un futuro per il nostro territorio, tornando ad assumere i nostri connazionali, investendo sulla ricerca. L’Autarchia, l’indipendenza produttiva di una nazione, a nostro parere, rappresenta uno strumento indispensabile, dove forze esterne pretendano di controllare il destino di interi popoli. L’agevolazione ad acquistare prodotti made in italy senza dover aprire un mutuo in banca, preferire i prodotti a chilometro zero, la promozione del territorio e delle sue risorse, oggi rappresentano la sola possibilità per l’Italia e l’Europa di combattere una crisi che nessuno di noi ha contribuito a generare, ma a cui tutti sono obbligati a porvi rimedio.

Inoltre Forza Nuova chiede che si intervenga con aiuti strutturali alle nazioni d’origine di questi schiavi del terzo millennio e non con le elemosine piene di speculazione e falso buonismo radical-chic delle associazioni onlus dei nostri tempi che, di fatto, non colgono il problema alla radice rappresentato dall'invasione e dallo sfruttamento di quelle terre. Perchè nel bene o nel male portando la nostra "civiltà consumista" abbiamo degradato l'Africa a sobborgo dell'occidente, portando alla fame popolazioni che fino a qualche decennnio fa non avevano di questi problemi e non erano costrette ad emigrare. La salvezza dell'Africa passerà solo per un ritorno graduale al loro tipo di società tradizionale e questo non potrà mai avvenire finchè gli europei non andranno via da quelle terre.

Infine invitiamo i giovani africani a combattere per la ricostruzione del proprio continente perché non debba essere schiavo dell’occidente, che da secoli continua ad ucciderne il futuro. Augurandoci che il nostro Paese, tra tangenti ai politici e l’usura delle banche e di enti Statali quali Equitalia, sia ingrado di risollevarsi, prima che divenga terra di nessuno, dove ogni mafia, qualsiasi essa sia, potrà affondare i suoi tentacoli affamati di ricchezza e potere.


Marco Rhao

Lotta Studentesca Lecce

domenica 14 agosto 2011

Risposta al rettore Domenico Laforgia

Al Magnifico Rettore Domenico Laforgia

L’azione compiuta dai ragazzi di Forza Nuova Lecce e dal suo movimento giovanile Lotta Studentesca, alla quale fa riferimento, non è frutto dell’ignoranza di nessuno, ma nasce da una classifica pubblicata da un quotidiano autorevole come Il Sole 24 Ore, stilata secondo criteri scientifici ed oggettivi, basati su indagini e ricerche annuali, e non seguendo il parere soggettivo degli studenti iscritti nei vari atenei. Poi, il fatto che a muovere questo tipo di critiche, siano proprio i giovani, dovrebbe far riflettere ancor di più, perché si tratta di ragazzi, tutti iscritti all’università del Salento, che conoscono perfettamente la situazione in cui versa l’ateneo leccese, grave, a parer nostro sarebbe, non avere a cuore le sorti dell’università, nella quale ci siamo formati, e alla crescita della quale, seppur in minima parte abbiamo contribuito anche noi. È innegabile che negli ultimi anni siano stati fatti numerosi passi avanti, sia da un punto di vista strutturale, che per quanto riguarda l’offerta formativa, ma è altrettanto innegabile, che le tasse aumentino di anno in anno e che i servizi offerti agli studenti, siano sempre quelli. Dal 2008, è in corso in quasi tutte le università Italiane, uno scriteriato innalzamento delle rette annuali, per sopperire forse ai sempre più ingenti tagli all’istruzione, che ha provocato numerosi abbandoni da parte di chi era già iscritto ad un corso di laurea e mancate iscrizioni nell’anno di passaggio dal conseguimento del diploma all’università. Nessuno, vuole fare critiche, per altro sterili, al suo operato, né tanto meno è nelle nostre intenzioni, paragonare il nostro ateneo, ad uno qualsiasi del nord Italia. Sappiamo perfettamente che qui al sud, “operiamo in regime di drammatiche ristrettezze economiche e in territorio oggettivamente molto difficile dal punto di vista delle condizioni occupazionali”, ma ci auguriamo che tutto questo non contribuisca ad allontanare sempre di più la prospettiva a cui tutti auspichiamo e cioè che anche il polo universitario di Lecce, diventi competitivo, un punto d’eccellenza, che possa essere preso come valido riferimento da tutti gli studenti del meridione. Questo per dire che non sottovalutiamo i risultati ottenuti fin’ora e che, nessuno di noi vuole l’impossibile, ma quello che ci spetta si. Sui volantini distribuiti lo scorso luglio poi, abbiamo deciso di scrivere la frase “Studente sveglia!” proprio per ricordare a tutti gli iscritti all’università, che hanno manifestato e protestato per gran parte dell’anno accademico, che nei mesi estivi, mentre la stragrande maggioranza è impegnata a prendere il sole al mare, vengono approvate riforme e tagli di cui molti di noi prendono atto, solo una volta tornati dalle vacanze, quando forse è troppo tardi anche per protestare. Per quanto riguarda le due classifiche, prese in esame, pensiamo sia inutile dire che sono differenti. Quella de Il Sole 24 Ore fa una distinzione tra atenei pubblici e privati, i risultati della classifica derivano dalla somma di dieci indicatori di qualità, frutto a loro volta della divisione in tre macro aree, che misurano la “fama”, “l’attrattività” e “l’organizzazione” degli atenei italiani, per un totale di 900 punti. I 10 criteri analizzati per misurare il valore del sistema universitario sono attrattività, ovvero il numero di immatricolati nell’anno 2010/2011 provenienti da altre regioni o addirittura da paesi stranieri; talenti, dato che prende in considerazione gli studenti immatricolati nell’anno 2010/2011 e che hanno conseguito il diploma con voto di maturità pari a 100 o 100 con encomio; dispersione, calcolata in base alla percentuale di mancate iscrizioni al secondo anno di studi, delle matricole dell’anno precedente; inattività, parametro relativo al calcolo percentuale degli iscritti che nell’anno accademico 2010/2011 non hanno ottenuto crediti, non avendo sostenuto alcun esame; laurea nei tempi, che rileva la percentuale di laureati nei tempi previsti dal corso di studi; affollamento, dato ottenuto dal rapporto tra studenti in corso e “docenti pesati”, il quale dunque, è calcolato sulla base del diverso peso assegnato a ordinari, associati e ricercatori; occupati, rileva la percentuale di quanti studenti riescono a trovare un’occupazione entro tre anni dal conseguimento della laurea; ricerca e fondi, ovvero la disponibilità per ogni docente di usufruire dei fondi destinati alla ricerca per l’anno 2009; ricerca e fondi esterni, vale a dire la percentuale di fondi, raccolta esternamente da ogni ateneo; ricerca del personale, la quota di docenti che nel biennio 2007/2008 ha partecipato con esito positivo ai bandi Prin-Programmi di ricerca di Rilevante Interesse Nazionale. Mentre quella di Repubblica, elaborata dal Censis, fa riferimento ai risultati ottenuti dagli atenei italiani per gli anni che vanno dal 2007 al 2010. Inoltre, gli atenei sono stati suddivisi in cinque gruppi sulla base del numero di iscritti. I gruppi sono stati individuati mediante i seguenti criteri: fino a 10.000 iscritti gli atenei vengono considerati “piccoli”, da 10.000 a 20.000, “medi”, da 20.000 a 40.000 “grandi”, oltre i 40.000 “mega” e i Politecnici. In quella classifica, l’ateneo Salentino si piazza al settimo posto su un totale di 15 università, appartenenti alla stessa categoria, cioè quelle che hanno un numero di iscritti, non superiore ai 40 mila studenti, con una media di 85,4 punti. La valutazione degli atenei si articola in 5 famiglie di indicatori : Servizi, dato calcolato sulla base dei pasti erogati per iscritto e il numero di posti e contributi alloggio per 1000 iscritti residenti fuori regione, borse e contributi, spesa degli Atenei e degli Enti del Diritto allo Studio per interventi a favore degli studenti sul totale degli iscritti all’a.a. 08-09, strutture, posti aula, biblioteche, laboratori scientifici e numero di impianti sportivi, Web Punteggio assegnato dal Censis Servizi, ai siti internet degli atenei sulla base delle seguenti dimensioni: Struttura del Sito web, funzionalità dei servizi didattici, funzionalità dei sistemi amministrativi, mondo del lavoro, stage, area studenti stranieri,funzionalità dei servizi extra-didattici, e infine Internazionalizzazione percentuale degli iscritti stranieri sul totale degli iscritti, percentuale di studenti che nell’a.a. 2009-10 hanno trascorso un periodo all’estero per studio o tirocinio sul totale degli iscritti al netto degli immatricolati, percentuale di studenti stranieri che nell’a.a. 2009-10 hanno trascorso un periodo di studio presso l’ateneo sul totale degli iscritti, spesa degli atenei e degli enti al diritto allo studio a favore della mobilità internazionale degli studenti, percentuale di lauree a doppio titolo sul totale dei corsi attivi ai quali è possibile immatricolarsi. Forse, più che di queste classifiche, sarebbe il caso di preoccuparsi del parere dell’authority delle università, fortemente voluta dal ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini, ovvero Anvur, l’agenzia nazionale, incaricata di giudicare la qualità degli atenei e degli istituti di ricerca Italiani, dal giudizio della quale, dipendono i finanziamenti che andranno a premiare le migliori università, e che tra i membri della commissione, non ha nemmeno un rappresentante del sud Italia, oltre che di facoltà umanistiche, come a voler dire che tra tutte le università presenti sul territorio, quelle che vanno da Roma in giù non valgono niente. Ignorante, a parer nostro, sarebbe, trincerarsi dietro il tiepido risultato di una classifica, eludendo il parere di quanti, iscritti all’università di Lecce, da tempo, manifestano malcontento e insofferenza nei confronti di alcune decisioni prese. La politica del mettere la polvere sotto al tappeto, e far finta che vada tutto bene, pratica diffusissima nel nostro paese, funziona soltanto fino a quando il problema non si ripresenta. Per fare solo un esempio, non più tardi di qualche giorno fa, durante la riunione del senato accademico, è stato approvato il nuovo statuto, come previsto dalla riforma Gelmini, e il nuovo sistema di tassazione, che hanno fatto storcere il naso a molti rappresentanti degli studenti, alcuni dei quali, hanno denunciato una sorta di ricatto, avvenuto proprio in occasione della votazione del nuovo sistema di tassazione, che si intendeva approvare con i voti favorevoli di tutte le associazioni studentesche presenti, in modo da tutelarsi su possibili future contestazioni, pena, il mantenimento del vecchio metodo di tassazione.

Convinti che il dialogo, per risolvere problemi e incomprensioni, sia molto più efficace dei botta e risposta a mezzo stampa, che al contrario, contribuiscono a crearne di nuovi, ci auguriamo, per il futuro, di poter instaurare un rapporto di collaborazione tra noi e le istituzioni universitarie.